Caratteristiche, ruolo e sfide dell’industria chimica in Italia

19 giugno 2017

Caratteristiche, ruolo e sfide dell’industria chimica in Italia

  • L’industria chimica – con le sue circa 2.800 imprese – realizza in Italia un valore della produzione prossimo ai 52 miliardi di euro (anno 2016) e si conferma il terzo produttore europeo, dopo Germania e Francia, con una quota del 10%. 
  • Il settore impiega circa 108 mila addetti con elevati livelli di formazione e qualifica: la quota di laureati (19%) – è quasi doppia rispetto alla media industriale (11%), il 96% dei dipendenti ha un contratto a tempo indeterminato e – nonostante la crisi – la quota di assunzioni stabili o stabilizzate supera il 60%.
  • La chimica rappresenta un’infrastruttura tecnologica per tutta l’industria manifatturiera, alla quale – attraverso i suoi beni in prevalenza intermedi – trasferisce tecnologia, innovazione e sostenibilità ambientale cioè, in una parola sola, competitività. Questo ruolo è strategico sia per mantenere una base industriale nei settori tradizionali del Made in Italy, sia per rafforzare il posizionamento competitivo italiano nei settori di frontiera.  
  • La chimica da sempre è un settore altamente innovativo, ma l’innovazione deve basarsi sempre più sulla ricerca strutturata, anche nelle PMI. Attualmente sono dedicati alla R&S oltre 5.600 addetti chimici con un’incidenza sull’occupazione prossima al 5%, ben più elevata della media industriale italiana (3%). Anche nel confronto europeo il settore evidenzia alcuni punti di forza, posizionandosi al secondo posto per numero di imprese chimiche attive nella ricerca (circa 680), dietro solo alla Germania.
  • La competitività nella chimica è fortemente condizionata da fattori esterni all'impresa riconducibili al Sistema Paese. Costo dell’energia, infrastrutture e logistica, normative e Pubblica Amministrazione, ricerca e sistema formativo sono tutti fattori che – se carenti nel confronto internazionale – possono vanificare gli sforzi di riposizionamento competitivo delle imprese. 

Situazione congiunturale e posizionamento dell’industria chimica in Italia

  • Dopo un 2016 di luci e ombre – caratterizzato da volumi produttivi in crescita (+1.5%) ma con andamenti ancora discontinui e prezzi di vendita in calo – il 2017 vede rafforzarsi i segnali di miglioramento, andando anche oltre le attese.
  • Nella prima parte dell’anno la produzione chimica in Italia mostra una crescita diffusa a quasi tutti i settori e complessivamente robusta (+2.8% nel primo quadrimestre). Il buon andamento congiunturale del settore trova riscontro anche nella produzione chimica europea (+2.4%).
  • Si consolida la ripresa della domanda interna industriale (+0.8% nel primo quadrimestre), che coinvolge non solo l’auto ma anche altri importanti settori clienti come il cuoio e il mobile. Ciò si associa anche ad un atteggiamento di minore cautela, da parte dei clienti, nell'acquisto di intermedi chimici. 
  • Da un lato, l’attendismo – dettato da speranze di possibili cali nei prezzi dei prodotti chimici –  è venuto meno alla luce del recupero del petrolio dai minimi di inizio 2016 su livelli stabilmente vicini ai 50$. In questo quadro, anche i prezzi di vendita dei prodotti chimici risultano in aumento (+2.3% nel primo quadrimestre).
  • I comportamenti d’acquisto beneficiano, inoltre, del superamento di importanti fonti di incertezza: stabilizzazione dei Paesi emergenti (Cina in testa), impatto della Brexit limitato (almeno nel breve periodo), risultati elettorali non anti-europei in Francia e Olanda. L’incertezza non può comunque dirsi definitivamente archiviata, dato il quadro politico in Italia.
  • Dopo un 2016 sottotono anche per effetto di prezzi cedenti, tornano a brillare le esportazioni italiane di chimica (+9.5% in valore nel primo quadrimestre dopo il +1.8% dell’anno precedente) cogliendo le opportunità derivanti da un’intonazione più favorevole della domanda internazionale.
  • La crescita dell’export coinvolge tutte le principali aree geografiche e tutti i settori. L’export italiano verso il mercato europeo supera complessivamente il +8%. Tra i principali mercati, spiccano Polonia (+19.3%) e Repubblica Ceca (+17.4%) ma sono ampiamente positivi anche Germania (+8.5%), Francia (+9.1%) e Spagna (+11.2%). Ancora più dinamico l’export extra-europeo (+11.4%) con incrementi molto marcati in Cina (+34.5) e Russia (+20.1). Moderata invece la crescita negli Stati Uniti (+4.0%).
  • A livello settoriale, torna ad aumentare l’export di chimica di base (+10%) – dopo la contrazione scontata nel 2016 – e allungano il passo le esportazioni di chimica fine e specialistica (+9%), in decisa espansione già negli anni precedenti.
  • Per il primo semestre si prevede una crescita della produzione chimica in Italia compresa tra il 2.5% e il 3%, sulla base dei dati già disponibili e nell'ipotesi che prosegua il miglioramento della domanda, italiana e internazionale, ma sia ormai completata la fase di normalizzazione dei magazzini.
  • Nonostante i gravi condizionamenti del Sistema Paese, la performance all’export della chimica italiana risulta tra le migliori nel confronto con i principali produttori europei. Dal 2010 – ossia da quando la crisi del debito ha scatenato il crollo del mercato interno – l’Italia è seconda solo alla Spagna e sopravanza anche la Germania. Questo risultato trova conferma anche nella prima parte del 2017.  
  • In particolare la chimica fine e specialistica si conferma un’area di specializzazione italiana : la sua quota sul totale del valore della produzione chimica risulta di 10 punti superiore alla media europea e il surplus commerciale – in continua espansione dal 2010 – sfiora i 3,2 miliardi di euro (anno 2016).
  • La durissima crisi degli anni recenti ha dimostrato che la chimica ha un posizionamento più solido di molti altri comparti industriali italiani. Nonostante la sua elevata sensibilità al ciclo industriale, ha contenuto le perdite in termini sia di valore aggiunto (-2% sul 2007 a fronte del -8% della media manifatturiera), sia di occupati (-11% contro -17%). 
  • Il fattore chiave di questa tenuta e della capacità di tornare a crescere risiede – insieme all'impegno nella ricerca – nel forte orientamento verso i mercati internazionali. La quota di imprese esportatrici (56%) è la più alta nel panorama industriale, insieme alla farmaceutica, e oltre 130 imprese – inclusi quasi tutti i medio-grandi gruppi a capitale italiano – controllano impianti produttivi all'estero. 
  • Contribuiscono alla buona performance delle esportazioni non solo le imprese a capitale italiano, ma anche quelle a capitale estero, che in media esportano una quota molto significativa delle produzioni realizzate in Italia come risultato di un processo di specializzazione interno al gruppo di appartenenza. A loro volta, gli investimenti produttivi all'estero non spiazzano ma al contrario trainano le esportazioni dall'Italia.
Vai al documento completo: Nota Congiunturale giugno 2017

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