Un piano di politica industriale per la chimica, la transizione e il futuro: le proposte di Federchimica

28 ottobre 2024

L’industria chimica ha un ruolo cruciale per realizzare concretamente la transizione ecologica senza sacrificare il benessere e la coesione sociale.
Grazie alle competenze tecnico-scientifiche del settore e il suo posizionamento a monte di tutte le filiere, (la chimica è presente nel 95% dei manufatti) è fondamentale per ridurre le emissioni negli utilizzi a valle e promuovere l’economia circolare e la sostenibilità garantendo, al contempo, competitività e autonomia strategica all’UE.

Di seguito alcune proposte, emerse dallo studio condiviso tra tutte le Parti Sociali di settore: “Chimica: competenza abilitante per il Made in Italy e per lo Sviluppo sostenibile” curato da The European House Ambrosetti, molte delle quali trovano riscontro nel Rapporto Draghi: “The Future of the European Competitiveness”.

Federchimica le porta all’attenzione delle Istituzioni, nella convinzione che una politica industriale per la Chimica sia funzionale non solo alle imprese e agli addetti del settore, ma al Paese:

1 - ENERGIA DISPONIBILE A COSTI COMPETITIVI

Occorrono politiche mirate a garantire – in tempi brevi – l’accesso a una fornitura competitiva di energia, compreso il gas naturale durante la transizione, e un’adeguata disponibilità di energia decarbonizzata.
L’energia elettrica deve essere disponibile a costi non superiori rispetto agli altri Paesi europei: allo scopo va creato un mercato unico europeo dell’elettricità
Si propone di valorizzare il ruolo dell’Italia come hub energetico per l’area Sud dell’Europa – per il gas, lo stoccaggio della CO2 e le rinnovabili – in una strategia che comprenda il nucleare di nuova generazione e quello di fusione

2 - COSTI DELLA CO2 DA REINVESTIRE NELLA TRANSIZIONE DELLA CHIMICA A SOSTEGNO DEGLI INVESTIMENTI 

La chimica, settore ad Alta Intensità Energetica e capofila di intere filiere produttive, va accompagnata nella transizione ecologica senza essere gravata da continue regolamentazioni e target irrealistici.
La transizione ecologica della chimica necessita sia di investimenti in tecnologie breakthrough (quali riciclo chimico, fonti rinnovabili e biotecnologie, idrogeno rinnovabile ed elettrochimica, recupero e riutilizzo della CO2), sia di investimenti in ambiti di innovazione continuativa, prioritariamente in efficienza energetica, eco-progettazione dei prodotti, sostenibilità ambientale e digitalizzazione.
Per sostenere la decarbonizzazione della Chimica, è necessario rafforzare i finanziamenti dei progetti di transizione, a partire dalla destinazione dei proventi ETS (Emissions Trading System) dei permessi per le emissioni di CO2.
Le compensazioni dei costi indiretti della CO2 dovrebbero raggiungere anche in Italia il limite massimo del 70% ammesso dalla normativa, come avviene negli altri principali Paesi europei.

3 - UN SISTEMA NORMATIVO PIÙ FAVOREVOLE AGLI INVESTIMENTI E ALL’INNOVAZIONE TECNOLOGICA E ALLA RICERCA

L'onere normativo è elevato per tutte le imprese dell'UE, ma l’industria chimica è probabilmente il settore più coinvolto dalla poderosa massa di nuove iniziative legislative, direttive e regolamenti connessi al Green Deal. 
È fondamentale che il quadro normativo sia definito con obiettivi ambiziosi ma realistici, rispettando il principio di neutralità tecnologica, cioè, mantenendo aperta la strada a molteplici tecnologie, consentendo così di individuare, con adeguata attività di ricerca, le soluzioni migliori in funzione delle innumerevoli esigenze applicative anche in relazione alle specificità dei singoli Paesi.  
Eventuali restrizioni all’uso di sostanze devono tenere in considerazione la capacità di efficace gestione del rischio, la molteplicità degli impieghi (talvolta proprio con finalità di salute, sicurezza e tutela ambientale) e la difficoltà o l’impossibilità di individuare valide alternative.
La prospettiva di tempi certi per gli iter autorizzativi rappresenta una precondizione essenziale per gli investimenti ed è quindi prioritaria per le imprese e per lo sviluppo.

4 - AZIONI CONCRETE A FAVORE DELL’ECONOMIA CIRCOLARE

L’Italia vanta una posizione di eccellenza sul fronte della circolarità e del riciclo: un primato da valorizzare, migliorando la circolarità dei materiali. 
Promuovere l’economia circolare richiede l’aumento della qualità e disponibilità di materie prime seconde. Occorre creare un vero Mercato Unico per la circolarità, superando applicazioni e interpretazioni della legislazione sui rifiuti, oggi disomogenee tra Stati Membri, e particolarmente penalizzante nel nostro paese. Vanno promosse inoltre misure come l’Ecodesign, la Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) ed il miglioramento dei sistemi di raccolta differenziata e trattamento dei rifiuti. 
La domanda pubblica e privata di prodotti innovativi eco-sostenibili va stimolata alla luce delle difficoltà di riconoscimento di un green premium a fronte di costi più elevati. La valutazione della eco-sostenibilità di un prodotto o di un processo, tuttavia, deve essere basata su criteri scientifici, che tengano in considerazione l’impatto ambientale lungo tutto il ciclo di vita del prodotto. 

5 - COLMARE IL DIVARIO DI COMPETENZE A FAVORE DELLA COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE E DELL’OCCUPABILITÀ DELLE RISORSE UMANE

Per favorire l’acquisizione di competenze adeguate alle necessità del settore, in un contesto di diffuse difficoltà di reperimento, vanno promossi piani/programmi formativi pubblici e privati, anche attraverso agevolazioni fiscali per le imprese connesse al miglioramento delle competenze green e digital. Occorre inoltre aumentare le opportunità di orientamento per i giovani alle STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) a partire dalla scuola primaria, anche attraverso la formazione dei docenti e il dialogo Scuola-Impresa.




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