Benessere animale per mangiare e vivere meglio

02 maggio 2022

Sempre più consumatori oggi ritengono la garanzia del benessere degli animali da allevamento un elemento fondamentale nelle scelte di acquisto, oltre che un aspetto da considerare nella definizione della propria dieta. Questo parte di quanto emerso dal sondaggio che AISA - Federchimica, l’Associazione Nazionale Imprese Salute Animale, ha realizzato, in collaborazione con SWG, per comprendere quali siano oggi le scelte alimentari degli italiani e le loro considerazioni sul binomio allevamenti e benessere animale. I risultati, presentati oggi nel corso del webinar “Benessere animale, per mangiare e vivere meglio” sono stati commentati insieme alla Dott.ssa Maria Caramelli dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle D’Aosta, al Dott. Luigi Scordamaglia, Consigliere Delegato di Filiera Italia e alla Sen. Caterina Biti, Vicepresidente Commissione Agricoltura.

Quando si parla di dieta gli italiani sembrano non avere dubbi: vince l’equilibrio della mediterranea. Il 57% degli intervistati infatti conferma come un’alimentazione composta in egual misura da alimenti di origine animale e non sia quella più seguita. Alimenti di origine animale che, stando a quanto emerge dal sondaggio, sono tra i preferiti dalla fascia di popolazione tra i 18 e 34 anni (18% del campione) che ne ha dichiarato un consumo fino a 4 volte a settimana, facendo così di carne e latticini la propria principale fonte di alimentazione.

Se quindi i prodotti di origine animale ricoprono un posto importante sulle tavole degli italiani, sono interessanti i driver di scelta nel momento dell’acquisto che emergono dal sondaggio. Oltre 6 italiani su 10 dichiarano di controllare quanto viene riportato in etichetta dal produttore e di acquistare anche secondo le modalità con cui l’animale è stato allevato. Un’attenzione che si fa particolarmente puntuale tra chi afferma di consumare prodotti di origine animale poco o per nulla (70%). Sono quindi gli italiani che seguono una dieta particolarmente povera di carne e latticini a fare più attenzione al fatto che il prodotto da acquistare provenga da un animale allevato a terra o all’aperto.

Non manca il driver del prezzo: a farla da padrone è la qualità, meno di 3 italiani su 10 infatti sono guidati all’acquisto dal prezzo più basso, scegliendo sempre o spesso il prodotto col costo inferiore. Qualità che viene ricercata da ben il 71% del campione che si sincera sempre che il prodotto sia 100% Made in Italy, un’eccellenza che tutto il mondo riconosce al nostro Paese (ne è convinto l’85% dei rispondenti) ma che, ne sono sicuri 9 italiani su 10, non è sufficientemente tutelata dalle istituzioni che dovrebbero fare di più per preservarla da imitazioni di bassa qualità (83%).

“Con l’aggravarsi della crisi economica – ha dichiarato il Dott. Luigi Scordamaglia, Consigliere Delegato di Filiera Italia – c’è un allarmante aumento della disuguaglianza alimentare, un fenomeno da contrastare. L’accesso ad alimenti di qualità e sicuri frutto di allevamenti che garantiscono il benessere animale, deve poter essere garantito a tutti. Per questo è importante utilizzare strumenti come la Pac ed il Pnnr per accompagnare i produttori in questo percorso di evoluzione, per garantire standard sempre più elevati e far sì che i costi non ricadano interamente sul consumatore finale”.

Qualità dei prodotti di origine animale che gli italiani confermano come strettamente connessa a un allevamento di qualità (82% dei rispondenti), ma non è così per tutti. Se infatti per molti un buon prodotto animale o derivato è da attribuire a corrette modalità di allevamento, la percezione cambia quando viene chiesto al campione quanto oggi gli allevamenti italiani siano attenti alla salute e al benessere degli animali: si potrebbe fare di più. 1 italiano su 2 è convinto che nel nostro Paese ci sia poca attenzione alla salute e al benessere dell’animale. Una percezione particolarmente diffusa perché, a rilevarlo il sondaggio, solo 1 intervistato ogni 5 dichiara che l’allevatore è molto attento al benessere dell’animale. Non da sottovalutare un 15% convinto che gli allevamenti siano luoghi di sfruttamento e maltrattamento.  

Che cosa è possibile fare quindi per tutelare maggiormente il benessere animale? Diminuire gli antibiotici è così per il 55% del campione che dichiara una dieta equilibrata, diminuire il numero di animali presenti nel singolo allevamento (42%) e aumentare il monitoraggio della salute psicofisica dell’animale (38%). Nessuna esitazione quando la domanda viene rivolta direttamente al consumatore che si dichiara pronto a pagare un prezzo più alto; il 67% degli italiani non ha dubbi, sì a un prezzo maggiore se sull’etichetta è presente una certificazione relativa alla tutela del benessere in allevamento. Meno semplice cambiare dieta: è d’accordo e pronto a diminuire il consumo di prodotti di origine animale chi già ne consuma poco o per nulla (85%), in confronto a chi invece ne fa l’elemento principale della propria dieta, in questo caso la percentuale crolla al 44%. 

Ma l’antibiotico non arriva nel piatto, conferma la Dott.ssa Maria Caramelli dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle D’Aosta, “In Italia l’antibiotico viene somministrato agli animali da reddito solo dopo visita e prescrizione del medico veterinario. Dopo una terapia antibiotica, all’animale viene dato obbligatoriamente il tempo per smaltire il farmaco, che quindi non arriva mai al nostro piatto. Gli alimenti che arrivano sulle nostre tavole poi vengono controllati per la presenza degli antibiotici in un Piano nazionale del Ministero della Salute che ne monitora costantemente i risultati. È importante sapere, inoltre, che l’Italia è stato il primo Paese al mondo a introdurre la gestione elettronica del farmaco veterinario, dotandosi della ricetta elettronica per prescrivere un antibiotico, permettendone la rintracciabilità e garantendo il controllo degli abusi. Gli alimenti risultano di maggiore qualità quando provenienti da animali in stato di salute e di benessere, e questo rappresenta un ulteriore motivo per impegnarsi in questo campo.

Infine, il ruolo del medico veterinario: per 1 italiano su 2 è colui che dovrebbe indirizzare l’allevatore nel creare un allevamento sostenibile e responsabile. Ne è particolarmente convinto (quasi 6 italiani su 10) chi ritiene che l’attuale sistema di tutela del benessere animale sia migliorabile. Rilevante anche la percentuale di chi pensa che sia importante tenere monitorata la salute animale e intervenire non in modo preventivo ma solo e unicamente all’insorgere di malattie o sintomi (23%). 

“Il tema del benessere e della tutela della salute animale deve essere affrontato con attenzione e le preoccupazioni degli italiani in merito vanno certamente ascoltate. È importante sottolineare che la normativa italiana a riguardo è eccellente: i servizi veterinari e i controlli effettuati sono tra i migliori al mondo ed è un bene per tutti che siano sotto la responsabilità del Ministero della Salute. Credo sia fondamentale, in questo senso, il ruolo delle istituzioni nel comunicare tutto questo con chiarezza al cittadino consumatore, attraverso una campagna di sensibilizzazione e informazione dedicata, che sappia valorizzare i punti di forza del nostro sistema dei controlli e che sappia evidenziare il legame tra benessere animale e qualità dei nostri prodotti” – ha commentato la Sen. Caterina Biti, Vicepresidente Commissione Agricoltura.

“Assicurare la salute dei nostri animali significa anche assicurare la qualità degli allevamenti e quindi dei prodotti che ne derivano. In questa partita, un ruolo cruciale è quello giocato dal medico veterinario nel monitoraggio della salute e nell’utilizzo corretto dei farmaci, una responsabilità da cui discendono una serie di ricadute tanto sull’uomo, quanto sull’ambiente. Al termine di questo ciclo di incontri, rinnovo alle istituzioni intervenute un appello importante: investire oggi nella salute animale e in quella del pianeta è centrale per assicurare a tutti noi un domani in salute, la piena realizzazione di One Health tutela anche le produzioni e salvaguarda il nostro Made in Italy” ha concluso la Presidente di AISA – Federchimica Arianna Bolla.  

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