Il confronto con i principali concorrenti europei evidenzia alcune criticità sul fronte della ricerca chimica in Italia.
L’incidenza delle spese di R&S sul fatturato (1,3%) è al di sotto della media europea (2,1%), in particolare risulta più contenuta rispetto a Germania e Francia. Inoltre, la quota di imprese impegnate nella ricerca in modo continuativo (72%) è più limitata.
In Italia anche la propensione a brevettare tende ad essere minore rispetto agli altri principali Paesi europei: nell’area tecnologica della chimica, a fronte di 5 brevetti ogni 1.000 addetti in Italia, ve ne sono 2 in Spagna ma 10 in Francia e in Germania (dati 2019).
La presenza di numerose PMI spiega una parte consistente di questo divario, in quanto l’assenza di massa critica limita la capacità di investire in modo continuativo e strutturato nella ricerca e nella protezione brevettuale.
Senza dubbio il vincolo dimensionale condiziona la disponibilità di risorse finanziarie, strumentazioni e competenze adeguate, ma talvolta si associa anche al mancato riconoscimento della centralità strategica della ricerca.