Industria chimica- innovativa e ad elevato valore aggiunto


L’Italia, con un valore della produzione di oltre 67 miliardi di euro, è la terza industria chimica europea anche in relazione agli addetti impiegati. La sua quota sulla produzione europea è pari al 10% e si colloca al dodicesimo posto a livello mondiale.

Per diverse produzioni della chimica fine e specialistica l’industria chimica italiana riveste posizioni anche più rilevanti; in alcuni casi, come nei principi attivi farmaceutici, vanta una leadership a livello mondiale.

In ambito europeo l’Italia è anche il secondo mercato di utilizzo di prodotti chimici (più di 81 miliardi di euro) a testimonianza della forte vocazione industriale del Paese.

In Italia sono attive più di 2.800 imprese che occupano quasi 113 mila addetti altamente qualificati.

L’industria chimica contribuisce a sostenere posti di lavoro qualificati in tutto il sistema economico (basti pensare, ad esempio, ai servizi specializzati in ambito ambientale). Si stima che l’occupazione complessivamente generata, considerando anche l’indotto, sia quasi il triplo di quella diretta (oltre 324 mila occupati).


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Anche se non sempre vi è consapevolezza della sua rilevanza, la chimica è la quinta industria del Paese e il suo fatturato supera quello di rilevanti settori considerati tipici del Made in Italy.

Grazie alla sua collocazione all’interno del sistema economico nazionale, il contributo dell’attività chimica alla creazione di valore per il Paese non si limita al solo contributo diretto, ma permette, attraverso l’effetto moltiplicatore, l’attivazione di un giro d’affari complessivo pari a 3,32 volte l’investimento iniziale. Infatti, un investimento diretto di 100 euro nel settore chimico italiano ne genera 232 nella filiera allargata: 206 euro per impatto indiretto, derivante dall’attivazione delle filiere di fornitura, e 26 euro per impatto indotto dai consumi generati dagli occupati dell’industria.

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Un Paese avanzato, come l’Italia, deve puntare su settori – come la chimica – in grado di offrire opportunità di lavoro qualificato e, di conseguenza, adeguatamente remunerato.

Intensità di capitale, innovazione e Risorse Umane altamente qualificate rendono la chimica uno dei settori a maggiore produttività nel panorama industriale italiano: il valore aggiunto per addetto è tra più i elevati ed è del 74% superiore alla media manifatturiera.

Tale posizionamento di eccellenza della chimica, nell’ambito dei settori industriali, trova conferma anche nelle spese del personale per dipendente che risultano del 46% superiori alla media manifatturiera.

L’industria chimica porta avanti una considerevole attività di ricerca, elemento decisivo per far fronte alle nuove sfide competitive e alle esigenze sociali e ambientali: il personale dedicato alla R&S riveste una quota dell’8% a fronte del 5% della media manifatturiera.

Alla luce dell’utilizzo diffuso dei prodotti chimici in tutti i settori, la sua innovazione tecnologica ha ricadute positive sull’intera economia in termini di miglioramento della produttività, della competitività e della sostenibilità ambientale di tutte le principali filiere produttive italiane.

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L’industria chimica si colloca ai vertici della classifica di competitività dei settori produttivi, stilata dall’Istat sulla base dell’Indicatore sintetico di competitività strutturale (ISCO). Questo indicatore coglie la “sostenibilità economica” di un settore, ovvero la sua capacità di crescere e creare occupazione di qualità nel medio periodo.

Il buon posizionamento della chimica nei fattori chiave di competitività (innovazione, internazionalizzazione, produttività e redditività) rappresenta un prerequisito essenziale per garantire al Paese una migliore sostenibilità sociale e ambientale. Senza sviluppo, infatti, non si creano posti di lavoro né si hanno le risorse per investire nella tutela dell’ambiente.

È importante che l’impegno delle imprese non sia compromesso dalle inefficienze del Sistema Paese e da extra-oneri dettati dalla legislazione europea che, in un mondo caratterizzato da un’intensa competizione internazionale, pesano molto più che in passato.


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Il settore presenta la più bassa quota di sofferenze sui prestiti bancari nel mondo industriale. Questa solidità finanziaria ha consentito di superare le recenti crisi che si sono susseguite senza compromettere la capacità di crescita di medio termine né subire significativi ridimensionamenti.

L’export e i processi di internazionalizzazione si sono rivelati vitali per sostenere la crescita: rispetto al 2015, nel 2023 il valore della produzione è cresciuto del 30% in presenza di un aumento delle vendite domestiche del 12% e di una forte espansione dell’export (+47%). Ciò ha consentito di generare posti di lavoro e mantenere il know-how: nella chimica, infatti, l’occupazione è aumentata di oltre il 7%, mentre nell’industria manifatturiera italiana del 4%.

Il settore ha dimostrato grande capacità di reazione dinnanzi alla pandemia, ripristinando in un solo anno i livelli di attività pre-Covid e garantendo con continuità forniture essenziali, anche per la lotta al Covid, nonostante le difficoltà logistiche e organizzative. La chimica è, tuttavia, particolarmente sensibile alla crisi energetica in quanto settore energivoro e dipendente dalle fonti fossili (gas e petrolio) anche per le materie prime: nel 2022-2023 ha subito un calo della produzione del 10% in presenza di un consistente incremento delle importazioni.


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