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L'INDUSTRIA CHIMICA IN CIFRE

Dati e analisi per conoscere meglio l'industria chimica

L'obiettivo è rendere disponibili, in modo semplice, le informazioni necessarie per la comprensione delle problematiche dell'industria chimica, del suo ruolo e dei suoi trend evolutivi nel mondo e in Italia. Ogni sezione tratta un argomento specifico accompagnando al testo alcune tavole.

Industria chimica mondiale- un settore dinamico e in profondo mutamento

Grazie ad un valore della produzione pari a 5.031 miliardi di euro (anno 2024), l’industria chimica mondiale contribuisce - direttamente e attraverso l’indotto - al 7% del PIL mondiale. Con una quota di mercato in ulteriore crescita e pari al 46% nel 2024, la Cina consolida la posizione di primo produttore mondiale di chimica. Nonostante la rapida ascesa cinese, la chimica europea continua a rivestire un ruolo di primo piano: infatti, con 635 miliardi di euro e una quota pari al 13%, è il secondo produttore mondiale.

L’Europa difende una leadership tecnologica sui processi e sui prodotti, con risultati di eccellenza anche a livello ambientale e la capacità di rispondere alle esigenze del mercato garantendo qualità, sicurezza e capacità innovativa.





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La domanda mondiale di chimica ha sempre manifestato una tendenza espansiva. Il consumo di prodotti chimici è aumentato del 69% in volume e del 168% in valore rispetto al 2007 (amplificato dalla fiammata inflattiva).

La produzione chimica cresce soprattutto nei Paesi emergenti la cui quota di mercato è passata, in dieci anni, dal 55% al 65%. Questi Paesi, sperimentando aumenti nella domanda di prodotti chimici tipicamente associati alle fasi di sviluppo, offrono opportunità di export per la chimica europea ma, nel contempo, si propongono come basi produttive anche per il resto del Mondo.

La chimica sta vivendo profondi mutamenti, non solo per la rilevanza dei fattori di domanda, ma anche delle condizioni di offerta: dopo l’affermazione dei principi dello sviluppo sostenibile, declinati, però, con modalità molto disomogenee nei diversi Paesi, si assiste a nuove spinte protezionistiche con effetti distorsivi sulla concorrenza.

La Cina punta sempre di più ad innalzare i contenuti tecnologici delle produzioni attraverso un forte supporto della politica industriale e annunciando l’obbiettivo di neutralità climatica al 2060. 

A fronte del ritiro degli Stati Uniti dall’accordo sul clima di Parigi, l’UE persiste in obiettivi sul piano ambientale che saranno difficilmente raggiungibili in assenza di condizioni di sostenibilità economica, alla luce delle tecnologie attualmente disponibili su scala industriale e dell’accesa concorrenza globale.

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