La produzione chimica cresce soprattutto nei Paesi emergenti la cui quota di mercato è passata, in dieci anni, dal 54% al 66%. Questi Paesi, sperimentando aumenti nella domanda di prodotti chimici tipicamente associati alle fasi di sviluppo, offrono opportunità di export per la chimica europea ma, nel contempo, si propongono come basi produttive anche per il resto del Mondo.
La loro ascesa è entrata in una fase nuova e più avanzata. La Cina, in particolare, punta ad innalzare i contenuti tecnologici delle produzioni attraverso il supporto della politica industriale nell’ambito della strategia Cina 2025. Recentemente ha inaugurato una politica più attenta al rispetto dell’ambiente, che ha comportato l’annuncio dell’obiettivo di neutralità climatica al 2060.
Dopo il rientro nell’Accordo sul clima di Parigi, gli Stati Uniti - con l’Inflation Reduction Act - hanno introdotto ingenti agevolazioni (circa 370 miliardi di $ in un decennio) per favorire la transizione ecologica, sostenendo non solo gli investimenti ma anche i costi operativi e prevedendo vincoli di produzione locale (cosiddetto “Buy American”) a discapito della concorrenza, anche europea.
L’UE punta alla neutralità climatica al 2050 e si pone gli obiettivi più ambiziosi sul piano ambientale finora perseguiti soprattutto attraverso vincoli di natura regolatoria con ricadute negative per la competitività.