chimica-in-cifre

L'INDUSTRIA CHIMICA IN CIFRE

Dati e analisi per conoscere meglio l'industria chimica

L'obiettivo è rendere disponibili, in modo semplice, le informazioni necessarie per la comprensione delle problematiche dell'industria chimica, del suo ruolo e dei suoi trend evolutivi nel mondo e in Italia. Ogni sezione tratta un argomento specifico accompagnando al testo alcune tavole.

Posti di lavoro di elevata qualità, anche per i giovani

In Italia l’industria chimica impiega più di 113 mila addetti altamente qualificati (oltre 184 mila inclusa la farmaceutica), con una quota pari al 9,2% dell’occupazione settoriale europea.

Attraverso i suoi acquisti e investimenti, la chimica genera un indotto significativo: si stima che, per ogni addetto diretto, risultino attivati quasi due ulteriori posti di lavoro nel sistema economico per un totale di oltre 327 mila occupati. Anche l’occupazione generata attraverso l’indotto è di qualità; basti pensare, ad esempio, ai servizi specializzati in ambito ambientale.

Tra il 2015 e il 2024 l’industria chimica ha generato oltre 11.000 nuovi posti di lavoro, contribuendo a creare occupazione nel Paese in misura maggiore rispetto alla media dell’industria manifatturiera. In prospettiva futura, la doppia transizione, ambientale e digitale, se opportunamente integrata con un efficiente impiego del personale, può rappresentare un’importante spinta alla crescita occupazionale del settore (fino a +6% al 2030 in Germania secondo un’analisi BAVC).

La chimica, oltre che per la sua rilevanza sociale, si contraddistingue anche per la qualità delle risorse umane che occupa: la presenza di laureati – pari al 27% degli addetti – è quasi doppia rispetto alla media industriale (15%). Oltre la metà dei laureati possiede una laurea in materie scientifiche.

Diapositiva 6.1


Le imprese chimiche in Italia investono in maniera significativa nella formazione del proprio personale: infatti, l’industria chimica, insieme alla farmaceutica, è il settore che investe di più nella formazione dei suoi lavoratori: ogni anno il 31% dei dipendenti partecipa ad almeno un corso di formazione, oltre a quella obbligatoria, a fronte di una media industriale pari al 23%.

La formazione è rivolta prevalentemente all’aggiorna-mento delle competenze nell’ambito delle mansioni già svolte e ai neo-assunti, ma nell’11% delle imprese è finalizzata a formare il personale a svolgere nuove mansioni.

La chimica, insieme alla farmaceutica, è il primo settore per quota di imprese che realizzano formazione sui temi di sostenibilità ambientale (raggiungendo il 56% delle imprese del settore che hanno effettuato attività di formazione nel 2024) per promuovere una gestione sempre più sicura, efficiente e circolare delle risorse. In dettaglio, il 71% delle imprese del settore riferisce di formare il proprio personale su temi di sostenibilità ambientale a tutto tondo, il 37% in riferimento a sistemi di gestione dei rifiuti, il 32% sull’efficientamento energetico e il 19% su riciclo e riuso dei materiali.

Anche con riferimento alla digitalizzazione, chimica e farmaceutica risultano essere leader tra i settori industriali per formazione in tale ambito (64% delle aziende che svolgono formazione). 

Diapositiva 6.2
Diapositiva 6.14

La struttura occupazionale del settore chimico e farmaceutico vede i profili professionali più elevati rivestire una quota significativa e in aumento: l’incidenza di dirigenti, quadri e impiegati con funzioni direttive è cresciuta di circa 7 punti percentuali tra il 2000 e il 2025, arrivando a toccare il 34% dell’occupazione settoriale. Inoltre, l’impiego di operai specializzati è aumentato di circa 4 punti percentuali, a fronte del calo di 7 punti percentuali degli operai non specializzati.

Ad un’elevata qualificazione e produttività delle risorse umane di settore, si affiancano retribuzioni che, nell’industria chimica, risultano del 34% superiori alla media nazionale.

Diapositiva 6.3

Quasi il 96% dei dipendenti ha un contratto a tempo indeterminato e la quota di assunzioni stabili o stabilizzate è dell’83%. In particolare, nel 2024, il 73% delle assunzioni è avvenuto direttamente con contratto a tempo indeterminato e un ulteriore 10%, inizialmente con contratto a termine, è stato poi trasformato in contratto a tempo indeterminato. Gli strumenti contrattuali di flessibilità del lavoro sono, infatti, utilizzati nel settore in maniera appropriata e socialmente responsabile.

Diapositiva 6.5