I mercati di destinazione più importanti dell’export chimico rimangono quelli avanzati dell’Europa occidentale (Germania, Francia, Spagna) e gli USA.
Tra i Paesi emergenti, presentano le quote più elevate Polonia, Turchia e Cina.
Anche l’import proviene prevalentemente da altri Paesi europei (Germania, Belgio e Francia). Tuttavia, in seguito alla crisi energetica, la Cina si è affermata quale secondo Paese fornitore passando da una quota del 5% nel 2019 ad oltre l’11% nel 2023. Ciò dimostra come condizioni di competitività penalizzanti per la chimica, italiana ed europea, comportino non solo una grave perdita dal punto di vista economico-sociale ma anche un arretramento in termini di tutela ambientale in quanto si traducono inevitabilmente in maggiori importazioni da Paesi a basso costo caratterizzati da standard inferiori e minori garanzie.
Come conseguenza del conflitto in Ucraina e delle sanzioni che hanno colpito anche prodotti chimici, nel 2022 la quota di esportazioni verso la Russia si è dimezzata (dal 2% nel 2021 a circa l’1%). L’incidenza del mercato russo, pur essendo nel complesso limitata, risultava più significativa per alcuni prodotti quali vernici e adesivi. In termini di import, la maggiore rilevanza si riscontrava nell’ambito dei fertilizzanti.