La chimica è un settore energivoro in quanto trasforma la materia per ottenere sostanze e prodotti indispensabili praticamente per ogni attività economica. In particolare, risulta il primo settore industriale per consumo di gas naturale e il secondo tra i settori energivori per consumo di energia elettrica.
L’elettricità rappresenta il 35% dei consumi energetici dell’industria chimica, il calore il 29%, i combustibili gassosi (gas naturale) il 27%, i combustibili liquidi (benzina, gasolio, olio combustibile, GPL) il 7%, l’energia da fonti rinnovabili e rifiuti non rinnovabili il restante 4%.
I combustibili fossili (petrolio e gas naturale) rappresentano per l’industria chimica non solo una fonte energetica, ma anche una materia prima e la loro integrale sostituzione, sulla base delle tecnologie attualmente disponibili, non è realizzabile. Di conseguenza, il comparto rientra tra i settori «hard to abate» che, nel complesso, dovranno investire circa 10 miliardi di euro in R&S per mettere a punto soluzioni alternative (Boston Consulting Group, anno 2021).
Il settore chimico ha già avviato le prime bio-raffinerie per la produzione di bio-diesel e bio-etanolo ed è l’unico, insieme alle raffinerie petrolifere, a contribuire alla produzione di idrogeno necessaria a soddisfare l’attuale domanda nazionale per usi non energetici (pari a 480 kt/anno di cui 106 provenienti dalla chimica).