UNA TRANSIZIONE ECOLOGICA CON AL CENTRO LA COMPETITIVITÀ: IL NUOVO APPROCCIO DELLA COMMISSIONE EUROPEA
Nel luglio 2024, durante il discorso introduttivo seguìto alla sua rielezione, la Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha annunciato il nuovo piano per la prosperità e la competitività sostenibili dell’Europa. In particolare, il piano prevede l’avvio del nuovo “Clean Industrial Deal”, adottato lo scorso 26 febbraio, ossia un piano per la competitività e la decarbonizzazione dell’Unione europea, che intende, tra le altre cose, supportare i settori ad alta intensità energetica (come la chimica) e promuovere quello delle tecnologie pulite.
I principali elementi del Clean Industrial Deal possono essere così riassunti: energia a prezzi accessibili; aumento della domanda di prodotti puliti, finanziamenti per la transizione pulita, circolarità e accesso ai materiali, azioni su scala mondiale e competenze e posti di lavoro di qualità.
La circolarità rimane un elemento chiave del patto che punta a ridurre i rifiuti e prolungare la vita dei materiali promuovendo il riciclaggio, il riutilizzo e la produzione sostenibile. Sfruttare al meglio le risorse limitate dell'UE e ridurre le eccessive dipendenze dai fornitori di paesi terzi per quanto riguarda le materie prime è fondamentale per un mercato competitivo e resiliente.
Lo scorso 8 luglio, la Commissione europea ha inoltre lanciato il Piano d’Azione per l’industria chimica (CIAP), che definisce strategie articolate di breve, medio e lungo termine, finalizzate a rilanciare il settore chimico europeo. Si tratta di una Comunicazione non legislativa, recapitata al Parlamento europeo, Consiglio europeo, Comitato economico e sociale europeo e Comitato delle regioni. La Comunicazione di suddivide in quattro aree:
- rafforzare la resilienza;
- garantire forniture energetiche accessibili e sostenere la decarbonizzazione;
- mercati di sbocco e innovazione;
- semplificazione e snellimento del quadro normativo.
Nell’ambito del secondo punto la Comunicazione intende sostenere la decarbonizzazione e l’economia circolare, attraverso Finanziamenti UE (Horizon Europe, Innovation Fund, Banca per la Decarbonizzazione Industriale, InvestEU e Fondo per la Competitività), lo sviluppo della bioeconomia e della biomassa (Strategia sulla Bioeconomia entro fine 2025), dell'economia circolare (Circular Economy Act atteso per il 2026) e CCUS (Cattura, Utilizzo e Stoccaggio del Carbonio).
Inoltre, nell’ottica di rendere la legislazione sui prodotti chimici più snella moderna e orientata all'innovazione, la Commissione ha già adottato sei pacchetti (Omnibus) di semplificazione normativa (tra cui quello relativo alla rendicontazione societaria di sostenibilità. Inoltre, saranno rivisti i criteri DNSH (Do Not Significant Harm) per la Tassonomia (entro 2025).
ECONOMIA CIRCOLARE: PROMUOVERE MODELLI DI PRODUZIONE E CONSUMO SOSTENIBILI
La proposta della Commissione europea di un Circular Economy Act - prevista per il quarto trimestre 2026 – mira ad aumentare la sicurezza economica e la competitività dell'UE, promuovere modelli di produzione sostenibili e a favorire la transizione verso un’economia circolare e decarbonizzata. L'iniziativa si pone numerosi obiettivi, tra cui facilitare la libera circolazione di prodotti "circolari", materie prime seconde, e rifiuti, incrementare l'offerta di materiali riciclati di alta qualità e stimolarne la domanda all'interno dell'Unione europea.
La proposta di Circular Economy Act ha lo scopo di contribuire agli ambiziosi obiettivi definiti nel Competitivity Compass e nel Clean Industria Deal per rendere l’Unione europea leader sul tema dell’economia circolare entro il 2030 e duplicare il tasso di circolarità dell’economia, allineandosi con le principali legislazioni europee già esistenti quali ad esempio l’Eco-design Sustainable Product Legilsation (ESPR), il Packaging and Packaging Waste Regulation (PPWR) e il Critical Raw Material.
Il 13 giugno 2024 è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea il Regolamento quadro (UE) 2024/1781 “Ecodesign Sustainable Product Regulation (ESPR)”, che istituisce un quadro per la definizione di requisiti di progettazione ecocompatibile, che i prodotti devono rispettare per essere immessi sul mercato o messi in servizio, al fine di migliorarne la sostenibilità ambientale, ridurne l'impronta di carbonio e quella ambientale durante l’intero ciclo di vita, facendo in modo che i prodotti sostenibili diventino la norma e assicurandone la libera circolazione nel mercato interno. Inoltre, il Regolamento introduce il passaporto digitale di prodotto (DPP – Digital Product Passport), dispone la definizione di requisiti obbligatori per gli appalti pubblici verdi e stabilisce un quadro per evitare la distruzione dei prodotti di consumo invenduti.
Al Regolamento quadro seguirà l’elaborazione degli Atti delegati, medianti i quali la Commissione stabilirà i requisiti di progettazione ecocompatibile per le diverse categorie di prodotto e predisporrà tutti i dettagli operativi per l’implementazione della legislazione. È inoltre previsto un organismo consultivo stabilito dalla Commissione europea (Forum Ecodesign), composto da rappresentanti degli Stati membri e di tutte le parti interessate al prodotto o al gruppo di prodotti. L’entrata in vigore dei primi requisiti di prodotto è prevista tra il 2027 e il 2028).
I requisiti di progettazione ecocompatibile mirano a migliorare gli aspetti di prodotto pertinenti, prevedendo requisiti di prestazione e obblighi di informazione (inclusa la predisposizione del relativo DPP). Gli aspetti di prodotto considerati dal Regolamento sono: durabilità, affidabilità, riutilizzabilità, possibilità di miglioramento, riparabilità, possibilità di manutenzione e ricondizionamento, presenza di sostanze che destano preoccupazione, consumo di energia ed efficienza energetica, uso dell'acqua ed efficienza idrica, uso di risorse ed efficienza delle risorse, contenuto di riciclato, possibilità di ri-fabbricazione, riciclabilità, possibilità di recupero dei materiali, impatti ambientali, comprese l'impronta di carbonio e l'impronta ambientale, produzione prevista di rifiuti.
La Commissione europea ha adottato lo scorso aprile il primo “Piano di lavoro (2025-2030) sull'ecodesign per prodotti sostenibili e l'etichettatura energetica” che ha individuato di cinque categorie di prodotto prioritarie: tessili, mobili, pneumatici, acciaio e alluminio. Sono esclusi dal primo piano di azione proposta: calzature, detergenti, pitture, lubrificanti, sostanze chimiche e materassi. Tra i prodotti prioritizzati, si prevede che lo studio preparatorio del tessile sarà finalizzato alla fine del 2025 mentre quello dei mobili partirà nel 2026.
Sulle sostanze chimiche, la Commissione ha chiarito la loro esclusione, commentando che gli impatti su salute e ambiente dei prodotti associati all'uso di sostanze chimiche pericolose è un tema già coperto dal REACH, mentre il Regolamento Ecodesign si focalizzerà sull'impatto sulla circolarità; inoltre, sulle sostanze chimiche lo studio previsto per definire più precisamente il potenziale ambito di applicazione dovrebbe iniziare a fine 2025, con il coinvolgimento degli stakeholder.
Tra gli aspetti di prodotto, il tema della presenza di “sostanze che destano preoccupazione” (SoC – Substances of Concern) è di particolare interesse per le imprese chimiche. Il Regolamento introduce una definizione molto ampia di SoC, che comporterà un onere molto significativo per le imprese. La presenza di sostanze nei prodotti non potrà essere limitata per motivi principalmente legati alla sicurezza chimica. Tuttavia, e se del caso, i requisiti di prestazione dovranno essere definiti al fine di ridurre anche i rischi significativi per la salute umana e l’ambiente.
Gli obblighi di informazione richiedono di tracciare le sostanze che destano preoccupazione durante tutto il ciclo di vita del prodotto. La Commissione potrà fissare soglie per l'applicazione dell'obbligo di informazione relativo alle SoC a seconda del gruppo di prodotti interessato. Inoltre, la Commissione potrà prevedere esenzioni debitamente giustificate agli obblighi di informazione per queste sostanze, in base alla fattibilità tecnica o alla pertinenza del tracciamento, all'esistenza di metodi analitici per rilevarle e quantificarle, alla necessità di proteggere informazioni commerciali riservate e in altri casi debitamente giustificati.
Gli obblighi di informazione prevedono, in particolare, che i prodotti possano essere immessi sul mercato o messi in servizio solo se è disponibile un DPP conformemente agli Atti Delegati (Art. 9). Il passaporto digitale è collegato a degli identificatori univoci di prodotto, di operatore e di sito, a loro volta collegati a un identificatore univoco di registrazione, che permette di raccogliere tutti i dati in un registro, consultabile dai sistemi doganali nazionali.
Il Regolamento “ESPR” stabilisce anche un quadro per evitare la distruzione dei prodotti di consumo invenduti (capo VI), che è vietata dal 19 luglio 2026, per i prodotti elencati all'allegato VII (capi di abbigliamento e calzature) e prevede l’adozione di un Atto delegato, attualmente in fase di discussione, in merito alle deroghe al divieto di distruzione, che possano garantire una misura proporzionata per i casi in cui i prodotti non possono essere utilizzati e devono essere consegnati presso impianti di riciclaggio o altri impianti di trattamento dei rifiuti. Inoltre, il Regolamento prevede l’obbligo di divulgazione di informazioni su prodotti di consumo invenduti, i cui dettagli e il formato per la divulgazione delle informazioni saranno stabiliti tramite un Atto di esecuzione, anch’esso in fase di consultazione.
SOSTENERE LA DECARBONIZZAZIONE E LA CIRCOLARITÀ ATTRAVERSO LA BIOECONOMIA
Il Piano di azione per l'industria chimica europea individua nella bioeconomia una strada per aumentare l'efficienza delle risorse dell'UE, rafforzando il mercato delle alternative a base biologica rispetto ai fattori produttivi di origine fossile.
La bioeconomia, così come definita dalla Commissione europea, comprende tutti i settori e i sistemi che si basano su risorse biologiche (animali, piante, microrganismi e biomasse derivate, rifiuti organici), sulle loro funzioni e sui loro principi; si intende dunque l’intero spettro delle attività che spazia dalla produzione di biomassa alla conversione in alimenti, materiali a base biologica, prodotti (compresi quelli chimici bio-based) e bioenergia. La bioeconomia può svolgere un ruolo cruciale nella decarbonizzazione dei sistemi industriali ed energetici, incentivando il ripristino e la rigenerazione degli ecosistemi e dei territori e contribuendo al contrasto della perdita di biodiversità e dell'inquinamento.
Il 20 marzo 2024 è stata pubblicata la comunicazione “Building the Future with Nature: Boosting Biotechnology and Biomanufacturing in the EU” ed è prevista entro la fine del 2025 una nuova Strategia sulla bioeconomia che dovrà fornire indicazioni per:
- migliorare l'efficienza delle risorse;
- sfruttare il potenziale di crescita dei materiali bio-based in sostituzione di quelli fossili, riducendo la dipendenza dall'importazione di materie prime;
- aumentare la produzione di materiali sostenibili bio-based;
- sviluppare le biotecnologie;
- promuovere l'innovazione e gli investimenti in applicazioni ad alto valore aggiunto.
Considerata l’importanza strategica della bioeconomia nel contesto attuale e negli sviluppi futuri, Federchimica ha deciso di costituire un Comitato coinvolgendo le imprese associate interessate, finalizzato anche a partecipare all’evoluzione del quadro regolatorio europeo e nazionale per sviluppare le potenzialità del settore.
La Commissione europea ha già iniziato a raccogliere i contributi degli stakeholder attraverso una consultazione pubblica che si è chiusa lo scorso 23 giugno e alla quale Federchimica ha partecipato rappresentando le istanze delle imprese associate.
COMUNICARE LA SOSTENIBILITÀ AI CONSUMATORI
La Commissione intende garantire sempre più la tutela e la responsabilizzazione dei consumatori affinché possano contribuire attivamente alla transizione verde.
Più precisamente è stato stabilito l'impegno a contrastare la problematica delle asserzioni ambientali false, per permettere ai consumatori di ricevere informazioni attendibili, comparabili e verificabili, e di prendere decisioni più sostenibili e ridurre il rischio di un marketing ambientale fuorviante (greenwashing).
Con la Direttiva (UE) 2024/825 del Parlamento europeo e del Consiglio del 28 febbraio 2024 che modifica le Direttive 2005/29/CE e 2011/83/UE relativa alla responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde mediante il miglioramento della tutela dalle pratiche sleali e dell’informazione (c.d. Direttiva Greenwashing), la Commissione ha pubblicato una lista di asserzioni ambientali considerate sempre fuorvianti, se non debitamente giustificate. Ciò implica che gli operatori economici che si rivolgono direttamente al consumatore hanno la responsabilità di fornire informazioni chiare, pertinenti e affidabili.
Gli Stati membri dovranno adottare e pubblicare le misure per conformarsi alla Direttiva entro il 27 marzo 2026, che dovranno applicarsi a loro volta dal 27 settembre 2026. Parallelamente, la Commissione ha pubblicato, già nel marzo 2023, la proposta di Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sull'attestazione e sulla comunicazione delle asserzioni ambientali esplicite (c.d. Direttiva Green Claims).
La proposta di Direttiva Green Claims intende:
- assicurare che le affermazioni ambientali siano fondate su informazioni affidabili, comparabili e verificabili, richiedendo una verifica basata su criteri stabiliti;
- definire dei criteri per limitare la proliferazione delle etichette ambientali e per evitare la conseguente confusione dei consumatori;
- garantire che le informazioni comprovanti le affermazioni ambientali siano pubbliche;
- raggiungere la chiarezza sulle regole per le affermazioni ambientali nel mercato interno e per verificarle attraverso organismi di certificazione di terza parte accreditati;
- definire regole chiare per gli Stati membri per implementare la sorveglianza e l’esecuzione.
La proposta di Direttiva ha incontrato difficoltà in fase di approvazione: durante i triloghi sono emerse problematiche sulle quali non è ancora stato trovato un accordo. Al momento non si hanno informazioni su tempi e modalità del percorso di approvazione della proposta.
LA RENDICONTAZIONE E DUE DILIGENCE DI SOSTENIBILITÀ
Il decreto legislativo n. 125 del 6 settembre 2024 ha recepito nell’ordinamento italiano la Direttiva europea 2022/2464 sulla rendicontazione di sostenibilità delle imprese (CSRD). La Direttiva estende il campo di applicazione della precedente Direttiva 2014/95/UE sulla rendicontazione delle informazioni di carattere non finanziario (NFRD) sia nei contenuti della rendicontazione, sia in termini di imprese coinvolte, introducendo al contempo obblighi di trasparenza più dettagliati.
La Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), anche nota come CS3D, è una direttiva europea entrata in vigore nel 2024 che impone a grandi imprese e a società extra-UE, operanti sul mercato unico, l'obbligo di svolgere attività di due diligence per prevenire e mitigare impatti negativi sui diritti umani e sull'ambiente lungo le proprie catene del valore.
Nell’ambito degli obiettivi per il 2025, ossia di ridurre gli oneri amministrativi delle imprese di almeno il 25%, e per le PMI di almeno il 35%, la Commissione europea ha pubblicato, lo scorso 26 febbraio, il pacchetto Omnibus I, con cui intende intervenire sullo snellimento e la semplificazione del quadro normativo sulla Finanza Sostenibile, con lo scopo di garantire tempistiche più proporzionate, parametri finanziari praticabili anche per aziende più piccole e obblighi proporzionati alla portata delle attività delle diverse imprese.
Relativamente alla finanza sostenibile il pacchetto si compone della:
- Direttiva (UE) 2025/794 (c.d. Stop the Clock) che ha introdotto proroghe per l'applicazione degli obblighi di rendicontazione di sostenibilità (CSRD) e di due diligence (CSDDD) e che dovrà essere recepita dagli Stati membri entro il dicembre 2025;
- Proposta di Direttiva 2025/0045 (COD) – che propone modifiche di semplificazione alla Direttiva Revisione (2006/43/EU), alla Direttiva Contabile (2013/34/EU), alla CSRD e alla CSDDD, attualmente in fase di discussione nelle Istituzioni europee.
La Direttiva “Stop the Clock” prevede la proroga di due anni degli obblighi di rendicontazione della sostenibilità per le grandi imprese e le imprese madri di un grande gruppo (dall’anno finanziario 2025 al 2027) e per le PMI quotate (dal 2026 al 2028), che sono attualmente soggette a regime "opt-out" (opzione di rinuncia) fino al 2028. Nulla cambia, invece, per le imprese già soggette alla NFRD, che sono soggette a rendicontazione a partire dall'esercizio 2024 e per le imprese extra-UE, che sono soggette a rendicontazione a partire dall'esercizio 2028.
Con riferimento alla CSDDD, è prevista la proroga di un anno degli obblighi a partire dal 26 luglio 2028 (invece del 2027) per le imprese UE con più di 3.000 dipendenti e un fatturato di oltre 900 milioni di euro a livello globale e per le imprese extra-UE con oltre 900 milioni di fatturato a livello UE. Nulla cambia per le imprese comprese nell'ambito di applicazione della Direttiva ma escluse dai precedenti parametri, che dovranno conformarsi a partire dal 26 luglio 2029.
La proposta di Direttiva 2025/0045 (COD) propone di modificare l’ambito della CSRD, limitando l'obbligo di informativa alle grandi imprese con più di 1.000 dipendenti, introducendo l’asseverazione del bilancio secondo la “limited assurance” invece della più onerosa “reasonable assurance” e prevedendo per le imprese escluse da campo di applicazione, l’utilizzo di uno standard di comunicazione volontaria.
EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group) ha ricevuto dalla Commissione europea un mandato specifico per fornire consulenza tecnica per l'adozione di un Atto delegato volto a rivedere e semplificare l’attuale primo set degli standard europei di rendicontazione della sostenibilità (ESRS).
In attesa della pubblicazione dell'Atto delegato, che dovrà attendere la fine dei negoziati tra i co-legislatori sulla proposta di semplificazione, la Commissione il 30 luglio 2025 ha pubblicato una Raccomandazione, suggerendo in particolare che:
- le PMI e le microimprese non quotate che intendono comunicare volontariamente informazioni sulla sostenibilità lo facciano in conformità con lo standard VSME (Voluntary Sustainability Reporting Standard for non-listed SMEs);
- lo standard VSME possa essere utilizzato anche da PMI e microimprese di paesi terzi che desiderano fornire informazioni sulla sostenibilità su base volontaria;
- le grandi imprese (e gli istituti finanziari) che richiedono informazioni sulla sostenibilità alle PMI basino il più possibile le loro richieste sullo standard VSME.
Lo standard VSME, già pubblicato dall’EFRAG nel dicembre 2024, mira a ridurre gli oneri per le PMI e le altre imprese non soggette all'obbligo di rendicontazione da eccessive richieste di informazioni da parte dei partner della catena del valore; è strutturato su due moduli distinti:
- il modulo base, un modulo target per le microimprese (PMI con meno di 10 dipendenti), che comprende 11 informative e si concentra sugli indicatori chiave di sostenibilità più richiesti dai partner della catena del valore (include informazioni di base sulle emissioni di gas serra scope 1 e 2, metriche ambientali, forza lavoro propria e anticorruzione);
- il modulo completo, che aggiunge al modulo base 9 informative spesso richieste da banche, investitori e partner della catena del valore alle PMI (ad es. una breve descrizione delle pratiche ESG o delle iniziative future, degli obiettivi di riduzione dei gas serra e dei piani di transizione, degli incidenti nella catena del valore e dell'esclusione dai benchmark di riferimento dell'UE).
Nell'ambito della CSDDD, la Commissione propone le seguenti misure:
- adattamento degli obblighi relativi ai partner indiretti nella catena delle attività ai casi di circonvenzione o dove ci sono informazioni che evidenziano impatti avversi potenziali ed effettivi;
- riduzione delle frequenze richieste per l'esercizio di monitoraggio periodico;
- chiarimento interpretativo e fissazione degli obiettivi sull'ambito di applicazione del coinvolgimento degli stakeholder.
SUPPORTARE LE IMPRESE ASSOCIATE NELLA CORRETTA MISURAZIONE DELLA CIRCOLARITÀ DELLA PROPRIA ORGANIZZAZIONE
La misurazione della circolarità rappresenta un requisito imprescindibile per l’attuazione del percorso di transizione da un modello economico “take-make-dispose” verso un modello avente come paradigma di riferimento quello dell’economia circolare. Si fonda sul monitoraggio di aspetti fisici, economici e sociali dei sistemi, di volta in volta presi ad esame, al fine di acquisire informazioni utili a identificare gli ambiti di miglioramento e stabilire nuove priorità.
Una corretta misurazione della circolarità delle organizzazioni è fondamentale per generare dati significativi, omogenei e attendibili, utili per ottenere un effettivo miglioramento delle prestazioni. Per supportare le imprese associate in questo processo, Federchimica, in collaborazione con Certiquality e ERGO – Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ha sviluppato COACH (Circularity-Oriented Assistance for CHemical companies), uno strumento dedicato all’industria chimica. COACH è stato testato grazie alla collaborazione di 14 imprese che lo hanno applicato in modo sperimentale.
Avisa, l’Associazione dei produttori di pitture e vernici, adesivi e inchiostri da stampa, ha contestualmente realizzato COACH-AVISA, il tool personalizzato per le imprese del settore. COACH, consente di rendere i princìpi, le indicazioni e le linee guida dell’economia circolare operativi e applicabili all’interno delle organizzazioni aziendali. COACH è strutturato in sei sezioni relative alle diverse fasi della filiera produttiva: approvvigionamento, design, produzione, logistica, utilizzo del prodotto e gestione dei rifiuti.
Attraverso una serie di domande qualitative e quantitative consente di:
- misurare il livello di circolarità dell’organizzazione;
- analizzare i punti di forza e debolezza;
- individuare possibili opportunità di miglioramento della circolarità.
Disponibile anche in lingua inglese, COACH è gratuito per le imprese associate a Federchimica.
A seguito del successo del tool, Federchimica sta sviluppando la versione 2.0. di COACH 2.0 con l’obiettivo di allinearlo alle ISO 59010 "Circular economy — Guidance on the transition of business models and value networks" e ISO 59020 "Circular economy — Measuring and assessing circularity performance" e alla Corporate Sustainability Reporting Directive, per renderlo uno strumento operativo per l'integrazione strategica della circolarità e sostenibilità all'interno dell'organizzazione aziendale.
A tal fine, il nuovo Tool COACH, che sarà disponibile nel 2026, ha declinato tutti gli indicatori all'interno di un business model Canvas, utile per l’elaborazione delle strategie aziendali