RESPONSIBLE CARE
Responsible Care® è il Programma mondiale volontario di promozione dello sviluppo sostenibile dell’industria chimica, secondo valori e comportamenti orientati alla sicurezza, alla salute e all’ambiente, nell’ambito più generale della responsabilità sociale d’impresa.
Nato in Canada nel 1984, il Programma è attualmente adottato da 70 Paesi nel mondo. Nel 1989 Cefic lo ha promosso in Europa, dove è oggi attuato da oltre 4 mila imprese chimiche.
Federchimica ha introdotto Responsible Care® in Italia nel 1992; al 31/10/2022, come riportato nel 29° Rapporto annuale, vi aderiscono 173 imprese di grande, media e piccola dimensione, di proprietà nazionale ed estera.
Responsible Care® supporta le imprese aderenti nell’integrazione della sostenibilità ambientale, sociale ed economica nelle strategie aziendali, attraverso l’approccio del miglioramento continuo delle prestazioni e l’adozione di un sistema di gestione basato su due documenti di riferimento: il “Responsible Care® Management Framework” e il “Responsible Care® Self Assessment WebTool”, realizzati da Cefic e adottati da Federchimica a livello nazionale.
Il Tool (Tavola 34) è uno strumento informatico interattivo che permette di effettuare in maniera rapida e autonoma una valutazione del livello di sostenibilità delle attività aziendali, che consiste in:
- una serie di consigli utili per il miglioramento delle prestazioni aziendali sullo sviluppo sostenibile;
- una valutazione rispetto a tutti i principali standard di certificazione (ISO 9001, ISO 14001, ISO 26000, ISO 45001, ISO 50001 ed EMAS) e rispetto agli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) definiti dalle Nazioni Unite;
- un’analisi comparativa anonima delle proprie prestazioni (benchmark) rispetto a tutte le imprese chimiche a livello europeo e nazionale.
Cefic (European Chemical Industry Council) ogni due anni chiede alle imprese aderenti a Responsible Care® a livello europeo di valutare le proprie prestazioni di sostenibilità attraverso il Tool (l’ultima rilevazione è relativa al 2022). I risultati ottenuti dalle imprese chimiche in Italia (in una scala da 1 a 4, dove 4 è il livello più elevato) hanno superato il benchmark europeo in tutte le sei aree di valutazione. Dalla leadership aziendale al contributo alla sostenibilità, dalla salvaguardia delle persone e dell’ambiente, alla gestione dei prodotti chimici, e al coinvolgimento dei partner aziendali e degli stakeholder, l’industria chimica del nostro Paese dimostra il suo impegno nel perseguire lo sviluppo sostenibile (Tavola 35).
RISULTATI SIGNIFICATIVI PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE
Il 29° Rapporto annuale Responsible Care® presenta i risultati ottenuti da 173 imprese (al 31.12.2022), con 460 unità locali (produttive e/o logistiche), 45.433 dipendenti e un fatturato aggregato di 41,7 miliardi di euro. Le imprese aderenti sono un campione molto significativo dell’ampio universo dell’industria chimica in Italia, di cui rappresentano il 63% del fatturato (Tavola 36).
Il 2022 è stato caratterizzato dagli effetti della crisi geopolitica creatasi in seguito alla guerra in Ucraina. Le difficoltà di approvvigionamento e i prezzi elevati di energia e materie prime hanno avuto come conseguenza una riduzione dei volumi produttivi, talora consistenti, in alcune filiere del settore chimico.
Questa situazione ha generato una diminuzione significativa in valore assoluto di alcuni indicatori ambientali. Gli stessi indicatori calcolati a parità di produzione, depurati, quindi, dagli effetti economici congiunturali, sono comunque nel complesso in continuo miglioramento, testimoniando il percorso dell’industria chimica verso lo sviluppo sostenibile nelle sue tre dimensioni.
LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE
Cambiamenti climatici, scarsità di risorse, produzione e gestione dei rifiuti, approvvigionamento idrico, perdita di biodiversità dell’ecosistema e utilizzo intensivo del suolo, sono temi di estrema rilevanza, che necessitano di essere affrontati, gestiti e risolti, anche attraverso il ripensamento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, secondo le evidenze del progresso scientifico e tecnologico.
Le imprese chimiche, nella consapevolezza dei limiti delle matrici ecologiche del pianeta, promuovono la riduzione degli impatti ambientali di processi e prodotti, anche attraverso l’utilizzo efficiente, sostenibile e circolare delle risorse.
I risultati ottenuti nel corso degli anni sono estremamente rilevanti. Lo confermano i dati relativi a un ampio set di indicatori, che continuano a rispondere alle aspettative di miglioramento, indipendentemente dall’andamento dell’economia; infatti, le emissioni specifiche, calcolate a parità di livello di produzione e non influenzate dalla variabilità economica congiunturale, continuano a ridursi nel tempo rispecchiando di conseguenza la sempre maggiore efficienza dei processi produttivi.
L'EFFICIENZA NELL'USO DELLE RISORSE
L’utilizzo efficiente delle risorse, che rappresenta anche uno dei cardini del modello dell’economia circolare, contraddistingue da sempre l’operato delle imprese chimiche, che sono impegnate nell’ottimizzare l’uso di materie prime, di energia e di risorse idriche. Se da un lato i risultati ottenuti dall’industria chimica fino ad oggi sono stati estremamente rilevanti, dall’altro le sfide ambiziose poste dalla transizione ecologica ed energetica richiedono impegno e determinazione per continuare a minimizzare il consumo di risorse.
L’utilizzo di fonti rinnovabili e di materie prime seconde, grazie anche allo sviluppo di nuove tecnologie, è in continua evoluzione ed è destinato ad aumentare in maniera rilevante nei prossimi anni; tuttavia, il settore chimico è ancora fortemente legato all’uso di materie prime vergini, siano esse di natura organica o inorganica, anche in virtù delle caratteristiche funzionali e di sicurezza che deve garantire ai suoi prodotti.
La gestione efficiente delle materie prime è, quindi, la prima modalità con la quale il settore chimico può perseguire livelli sempre più elevati di sostenibilità e circolarità.
Negli anni, l’utilizzo di materia prima di origine fossile all’interno degli impianti chimici si è ridotta costantemente passando dai 10 milioni di tep (tonnellate equivalente petrolio) del 1990 ai 5,6 del 2021. Tuttavia, l’aspetto più significativo è la diminuzione dell’indice dei consumi specifici (-40% rispetto al 1990), che dimostra un minore e significativo utilizzo di materia prima a parità di volume di produzione.
I consumi energetici dell’industria chimica (Tavola 37) si sono ridotti del 44% rispetto al 1990, anche grazie ad un aumento dell’efficienza energetica del 33,3% rispetto al 2000. Un risultato quest’ultimo molto rilevante considerato che l’Unione europea si è posta come obiettivo a livello comunitario l’incremento dell’efficienza energetica del 32,5% entro il 2030.
L’industria chimica è fortemente impegnata anche nella gestione efficiente delle risorse idriche. Nel 2022 i prelievi di acqua delle imprese aderenti a Responsible Care® sono stati pari a 1.079 milioni di m3, con una riduzione di 130 milioni di m3 rispetto al 2021 e di oltre 1057 milioni di m3 rispetto al 2005, primo anno per il quale è disponibile un dato significativo e attendibile.
L’acqua viene principalmente utilizzata dalle imprese chimiche per il raffreddamento degli impianti (87,4%) e, per la parte rimanente, per i processi produttivi, per i prodotti e per la pulizia dei siti.
La fonte principale di approvvigionamento è il mare (77,4%) che, insieme all’acqua di fiume (9,4% del totale), viene impiegata proprio per il raffreddamento degli impianti; questo utilizzo comporta un limitato impatto ambientale in quanto la parte di acqua che non evapora durante il processo di raffreddamento viene restituita ai corpi idrici.
L’acqua dolce (fiume, pozzo e acquedotto), la più pregiata e indispensabile per gli ecosistemi, con 244 milioni di m3 nel 2022 rappresenta solo il 22,6% dei prelievi di acqua delle imprese aderenti a Responsible Care®; la diminuzione annua dei prelievi di acqua dolce rispetto al 2005 è stata del 58%, pari a oltre 336 milioni di m3.
Il prelievo di acqua potabile rappresenta solo il 6% dell’acqua dolce (1,3% sul totale prelevato) e nel 2022 è stato di 14,5 milioni di m3, valore considerevolmente inferiore rispetto al 2005 (oltre 20 milioni di m3). I prelievi specifici di acqua (ossia calcolati a parità di produzione), si sono ridotti del 46,4% rispetto al 2005. Per l’acqua dolce la diminuzione è stata addirittura del 55,4%, una prova tangibile dell’attenzione delle imprese chimiche per la salvaguardia delle risorse idriche del pianeta.
GLI IMPATTI AMBIENTALI DELLA FASE DI PRODUZIONE
La riduzione degli impatti ambientali è un obiettivo prioritario dell’industria chimica e, in particolare, delle imprese aderenti a Responsible Care®: già alla sottoscrizione dei principi guida del Programma, esse dichiarano il proprio impegno a ridurre le emissioni di processo in acqua ed atmosfera e a minimizzare la produzione dei rifiuti garantendone il corretto smaltimento.
Un dato che non passa inosservato è relativo alle emissioni dirette (“scope1”) di gas serra, per cui l’industria chimica si è dimostrata particolarmente virtuosa (-58% rispetto al 1990) e già in linea con gli obiettivi comunitari per il 2030 (-55%) (Tavola 5).
Questo importante risultato ottenuto dall’industria chimica è significativamente correlato a una sempre maggiore efficienza produttiva, come dimostra l’indice delle emissioni specifiche, calcolato a parità di produzione, che si è ridotto del 55% rispetto al 1990.
I miglioramenti ottenuti nella riduzione delle emissioni dirette dal 1990 riguardano fondamentalmente due gas: l’anidride carbonica derivante dai processi di combustione (-47%) e il protossido di azoto, che ha registrato una notevole riduzione (-98%).
Per il primo gas la riduzione è stata possibile principalmente grazie all’incremento dell’efficienza dei processi di combustione e al miglioramento del mix di combustibili negli usi energetici, mentre le emissioni di protossido di azoto sono diminuite in maniera significativa a partire dal 2005 grazie ai miglioramenti tecnologici e di processo.
Le emissioni indirette (“scope 2”), invece, sono associate all’utilizzo di elettricità, calore o vapore acquistati, per alimentare processi produttivi e utenze. Nell’industria chimica, negli ultimi 30 anni, si sono ridotte del 68%.
Considerando la totalità delle emissioni (scope 1 e scope 2) l’industria chimica ha ridotto il proprio impatto sui cambiamenti climatici del 61% rispetto al 1990 (Tavola 39).
Le imprese aderenti a Responsible Care® hanno ridotto le emissioni del 75% e sono l’eccellenza del settore chimico.
Le altre emissioni in atmosfera sono state ridotte dalle imprese aderenti a Responsible Care®, rispetto al 1989, di valori compresi tra il 94% e il 99% a seconda dei parametri presi in considerazione. Questi risultati sono stati possibili grazie alle innovazioni di processo, alle nuove tecnologie e ai sistemi di abbattimento degli impianti chimici.
Le imprese aderenti a Responsible Care® sono anche molto attente alla qualità dei corpi idrici in cui immettono le proprie acque di scarico e sono impegnate a minimizzare la quantità di sostanze inquinanti in esse contenute, attraverso miglioramenti di processo e di prodotto, nonché l’introduzione di nuove tecnologie per il loro abbattimento. Questo impegno, congiuntamente con altre iniziative, ha permesso di migliorare gli impatti sulla biodiversità dei corsi d‘acqua dolce e del mare. Infatti, i principali parametri presi in considerazione nel 2022 presentano valori inferiori rispetto al 1989: le riduzioni vanno dal -45% del fosforo (P) al -78% della domanda chimica di ossigeno (COD) (Tavola 40).
Il modello dell’economia circolare indirizza inoltre le imprese verso una corretta gestione del proprio ciclo dei rifiuti orientato principalmente alla prevenzione della loro produzione, quindi al riuso, al riciclo e solo, in ultima ratio, allo smaltimento in discarica. Le imprese aderenti a Responsible Care® perseguono questo modello ponendo, in primo luogo, particolare attenzione a prevenire la produzione dei rifiuti.
La quantità totale dei rifiuti prodotti dalle imprese aderenti a Responsible Care® nel 2022 è stata 1,1 milioni di tonnellate (di cui 40,5 milioni di tonnellate sono rifiuti pericolosi), in riduzione del 14% rispetto al 2021. Un’ulteriore testimonianza dell’attenzione riposta dalle imprese chimiche per contribuire a creare un’economia circolare che tenda a riutilizzare il rifiuto o a trasformarlo in nuova risorsa, la si può dedurre dalla destinazione dei rifiuti prodotti: il riciclo con il 34,2% è la prima modalità di smaltimento (Tavola 41).
Il resto dei rifiuti viene smaltito attraverso il ripristino ambientale (18,1%), la discarica (14,9%), mediante un trattamento chimico, fisico o biologico (14,4%), viene inviato a incenerimento (4,8%) o destinato ad altri trattamenti (13,6%).
Più nel dettaglio si può osservare che la quantità percentuale di rifiuti prodotti avviati a riciclo da parte delle imprese aderenti a Responsible Care® è aumentata di11,2 punti percentuali rispetto al 2015. Ancora più significativo è il dato relativo ai rifiuti pericolosi avviati a riciclo, che passano dal 32,4% del 2015 al 40,1% del 2022, un dato particolarmente importante che evidenzia l’impegno delle imprese chimiche a garantire la migliore destinazione di smaltimento dei propri rifiuti a maggiore pericolosità.
LA SOSTENIBILITÀ SOCIALE
Sicurezza e salute sono il primo impegno delle imprese chimiche, sempre più attente a garantire un eccellente livello di benessere sui luoghi di lavoro. L’incidenza degli infortuni nell’industria chimica è inferiore del 39% rispetto alla media manifatturiera. Le imprese aderenti a Responsible Care® sono l’eccellenza dell’industria chimica (-32% rispetto al settore).
Nel dettaglio, l’andamento dell’indice degli infortuni dell’industria chimica mostra una riduzione del 40% nel 2022 rispetto al 2010.
Il 2021 e il 2022, nonostante il ritorno al normale svolgimento delle attività produttive, registrano un aumento solo relativo del fenomeno infortunistico, che si attesta a un valore inferiore dell’11,6% rispetto al 2019 (Tavola 42).
La sensibilizzazione dei dipendenti verso atteggiamenti sicuri e responsabili e alcune buone pratiche introdotte durante la pandemia (es. la riorganizzazione delle modalità e degli ambienti di lavoro) continuano a generare effetti positivi. L’innovazione nell’ambito delle tecnologie digitali è inoltre un altro fattore che ha contribuito a questo risultato e che assumerà sempre di più un ruolo chiave nel futuro.
LA SOSTENIBILITÀ ECONOMICA
La nuova strategia europea del Green Deal si pone l’obiettivo di un’economia sostenibile e neutra sotto il profilo delle emissioni di carbonio. Per tramutare la transizione ecologica in un’occasione di sviluppo inclusivo e duraturo, è fondamentale, però, mantenere un approccio attento a tutte e tre le componenti della sostenibilità. Senza crescita economica, infatti, non si creano posti di lavoro e non si generano le risorse necessarie per una tutela sempre più efficace della salute e dell’ambiente.
Per ottenere i risultati in termini di sostenibilità ambientale e sociale fin qui illustrati è stato quindi necessario l’impiego di ingenti risorse finanziare e professionali. Quasi 740 milioni di euro sono stati spesi per sicurezza, salute e ambiente dalle imprese aderenti a Responsible Care® nel 2022 (+1,7% rispetto al 2021).
L’industria chimica ha, inoltre, un impatto in tutte le filiere economiche: i prodotti chimici trovano impiego dall’industria, all’agricoltura, ai servizi, ai consumi delle famiglie, e contribuiscono a ridurre l’impatto ambientale di chi li utilizza, siano essi imprese industriali, utilizzatori professionali o consumatori.
L’industria chimica si distingue, dunque, per la grande sensibilità sulle tematiche ambientali, investendo sempre più in processi e prodotti che possono ridurre l’impatto ambientale lungo l’intero ciclo di vita, con l’obiettivo ultimo di preservare il pianeta per le future generazioni.
Dietro al tema della sostenibilità c’è sicuramente un grande lavoro: in particolare, grazie all’approccio del Programma Responsible Care®, l’industria chimica sta dimostrando con risultati eccellenti il proprio contributo allo sviluppo sostenibile.